giovedì 28 febbraio 2013

Recensione del film "Lore", di Cate Shortland, Australia/Germania, 2013

Trailer del film

http://www.youtube.com/watch?v=MQu8dMec-jU

Germania, maggio 1945. La guerra e’ finita. Lore ha 15 anni e vive con quattro fratelli, e’ la sorella maggiore. Aiuta in casa, aiuta i fratelli, aiuta la madre. La madre, nazista, e il padre, SS. Lore e’ tedesca. E’ tedesca, ariana e antisemita.

Il nostro Furher e’ morto, Lore. La madre di Lore piange, e’ ferita, madre andrai in prigione?, ricordati chi sei. Ricordati chi sei, Lore. Se non vado da loro gli Americani verranno a prendermi e prenderanno anche voi bambini, madre andrai in prigione?, non e’ una prigione Lore e’ un campo di lavoro, non e’ vero madre menti.

La madre di Lore si costituisce agli Alleati. Il padre fugge.
Novecento chilometri, novecento chilometri a piedi. Lore e i fratelli percorrono tutta la Germania, dalla Foresta Nera ad Amburgo, per raggiungere la nonna. Attraversano la Germania americana, inglese, francese, russa. La Germania occupata, la Germania degli Alleati. Sul loro tragitto, incontrano Thomas. Thomas puo’ aiutarli, puo’ nutrirli. Procura loro cibo, trova loro luoghi sicuri dove dormire la notte. Thomas e’ un uomo, un uomo adulto, puo’ fingere di essere il loro fratello maggiore. Thomas li protegge, li difende dagli aggressori, li difende dagli Alleati. Thomas puo’ farlo. Thomas e’ ebreo.

Il secondo lungometraggio dell’australiana Cate Shortland rovescia l’immaginario tradizionale dell’ Olocausto e, per la prima volta nella storia del cinema dedicato al genocidio ebraico, rappresenta il dramma dello sterminio nazista attraverso il dramma di quattro bambini nazisti.
Ne restituisce le tinte fosche, cupe. Se La Vita e’ Bella ne ritraeva l’innaturalita’, se metteva in risalto l’atrocita’ della Shoah attraverso il violento contrasto tra la sua innaturale disumanita’ e la naturalita’ assoluta dell’amore di un padre verso il figlio, Lore ne mette in scena l’oscurita’, la notte dell’umanita’ che esso ha rappresentato.

Non ci sono vittime, non ci sono carnefici. I ruoli consolerebbero e conferirebbero senso, ad un Male corrisponde un Bene. In Lore c’e’ solo il buio, l’orrore. Lo sguardo atterrito della madre nazista che prima di costituirsi agli Alleati si guarda allo specchio seminuda e’ lo sguardo vitreo dei corpi seminudi e scheletrici dei sovravvissuti ai campi. La sofferenza di un viaggio di novecento kilometri di cinque bambini ariani e’ l’atrocita’ dei viaggi nei vagoni merce verso i campi di concentramento. L’albume d’uovo diviso tra cinque figli di una coppia di SS e’ la fame dei bambini sopravvissuti ai campi, i loro corpi ridotti pelle ossa all’arrivo degli Alleati. L’orologio che Lore ruba ad un cadavere per pagare qualcuno che allatti il piu’ piccolo dei fratelli, sono gli anelli che gli ebrei ingioiano per possedere qualcosa al momento della deportazione.

Non c’e’ amore, non c’e’ tenerezza. Se c’e’ contatto fisico e’ solo sadomaso e perverso desiderio sessuale. Non c’e’ speranza, non c’e’ redenzione. Non ci sono risposte, solo contraddizioni. Lore e’ antisemita ma e’ ossessionata dalle immagini dei sopravvissuti ai campi. Thomas e’ una vittima dell’ Olocausto, e’ un ebreo deportato, un sopravvissuto ai campi di concentramento, ma al tempo stesso e’ un carnefice che prova a violentarla, mente sulla sua identita’, uccide un uomo. Lore e’ nazista, Thomas e’ ebreo ma i due si uniscono per necessita' e insieme compiono un crimine efferato. “Cosa abbiamo fatto?”, chiede Lore a Thomas dopo averlo commesso. E alla sua domanda non c’e’ risposta. Lore non da’ risposte. Al contrario complica e rovescia quelle che l’immaginario artistico ha dato sino ad ora.

Un’ originalissima e potente interpretazione dell’ Olocausto che va finalmente in una nuova direzione, non quella trite e scontata di cui la Memoria sembra essere sempre piu’ imbevuta. Cosa e’ l’ Olocausto, come ricordarlo. Forse e’ stato solo la Notte dell’Umanita’, risponde Lore. E per questo si ripete in tutti le tragedie, tutti gli orrori, tutti i drammi. Anche quelle di un gruppo di bambini antisemiti, nazisti. 

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